Marchio Italia: un payoff che ha lasciato il segno. 28 volte

L'italia lascia il segno

Nel segno dell’ignoranza.

Vogliamo parlare del payoff? L’italia lascia il segno.

La banalità è sconcertante. Nella comunicazione moderna i giochi di parole e le frasi fatte sono state abbandonate da tempo a favore di locuzioni vere, in grado di raccontare qualcosa di sostanziale sul prodotto (anche di un prodotto sotto molti aspetti “immateriale e diffuso” come, in questo caso, l’Italia).

Ma proviamo a sorvolare su questo aspetto. Facciamo finta che “L’Italia lascia il segno” voglia dire qualcosa. Facciamo finta che ci piaccia.

Il payoff, per i non addetti ai lavori, è la firma che “racconta” il brand.
I classici e strafamosi “DOVE C’È BARILLA C’È CASA” e “O COSÌ O POMÌ” ne sono un esempio.

Insomma, quella scrittina sotto il loghetto dovrebbe essere quanto di più originale e caratterizzante possibile perché rappresenta l’essenza, il cuore comunicante dell’azienda.

Ecco perché è fontamentale scegliere un payoff che non sia già stato utilizzato da altri. E oggi, a differenza di qualche anno fa, questo tipo di verifica è semplice e veloce, grazie a dei database dedicati, che ogni agenzia pubblicitaria è in grado di consultare via internet.

Se il payoff è già stato usato, anche solo una volta, lo si scarta. D’altronde, chi vorrebbe come elemento caratterizzante della propria comunicazione una “firma” già usata da qualcun altro?

Bhé, “lascia il segno”, solo negli ultimi anni, è stato usato 28 volte. Da 28 aziende diverse.

Forse nel budget di 45 milioni di euro non era compresa una ricerca di questo genere? Se c’è qualcosa di peggio di una comunicazione banale è una comunicazione stupida.

Ecco la lista delle aziende che hanno lasciato il segno prima di “it”.

Scattolin (mobili). La qualita’ lascia il segno.

Selmabipiemme. Il lavoro lascia il segno.

Sharp. Lascia il segno.

Maxell Wild. Lascia il segno.

Costa d’oro. L’extra vergine che lascia il segno.

GP (zaini). Quest’anno la scuola lascia il segno

Sana (Fiera di Bologna). Dove la natura lascia il segno.

Gilera runner. La potenza lascia il segno.

Brio (penne). Lascia il segno!

Zarpellon (formaggi). Il sapore lascia il segno.

Nintendo 64. Lascia il segno.

Yamaha (Pc-notebook). Lascia il segno.

New planet (gioielli). Lascia il segno.

Gente viaggi. Un’esperienza che lascia il segno.

Torino 2006 olympic winter games. Lascia il segno nella storia.

Compuprint (stampanti). Lascia il segno.

CONAD. La qualità lascia il segno.

Vagary (orologi). Lascia il segno.

La croce del peccato. Il gioiello che lascia il segno.

Klinkersire. Il pavimento che lascia il segno.

Margherita by aprile (gioielli). Lascia il segno.

Badedas. L’estate badedas lascia il segno.

Campagna sociale. Adottiamo a distanza un bambino eritreo. È un gesto che lascia il segno.

Gummy Pen (giochi preziosi). Il gusto che lascia il segno.

Seat. Nuova Seat Leon. Lascia il segno

Boss Selection (profumi). Lascia il segno.

5 per mille. Una firma che lascia il segno.

SAINT-GOBAIN (vetri). Lo stile vi lascia il segno.

Luca Corteggiano – copywriter

23 comments so far

  1. Lukino on

    Io citerei anche l’analoga e pluripremiata campagna “Spaign Marks”, che tradotto significa qualcosa del tipo… La Spagna lascia il segno?

    Se non è plagio questo…

  2. dav2dev on

    ma se tante marche famose hanno usato questo stesso payoff pur sapendo che era già stato usato da altri(non credo che si sono alzati tutti una mattina e contemporaneamente hanno inventato lo stesso payoff) a che conclusione dovremmo arrivare?

  3. Dino on

    Ola, comè che ora (sono le 20 passate da pochi minuti) e la pagina per firmare la petizione da’ errore? Ho fatto una propaganda pazzesca…Fatemi sapere per favore.
    Grazie.

  4. Luca Carlucci on

    Anche oggi era così. Non sappiamo dirti nulla perché quella pagina fa riferimento al sito dell’AIAP.

    C’è solo da sperare che il crash sia per i troppi accessi.

  5. […] della grafica e pubblicità italiano è la mancanza assoluta di originalità del pay-off. Sul blog ti.ailati.www hanno fatto una breve ricerca ed hanno scoperto che ben 28 aziende italiane hanno utilizzato la […]

  6. angelica on

    mi state dicendo che in italia non ci sono soldi per la scuola, le pensioni e quant’altro e poi si spendono 45 milioni di euro per un sito internet?
    per una cosa virtuale?ma è roba da matti!!!pretendo che il DIPENDENTE prodi, il governo e le camere si scusino pubblicamente con l’italia intera!!!

  7. -_- on

    angelica non dire stronzate, il portale italia.it è stato iniziato sotto il governo berlusconi, prodi dovrebbe scusarsi di ben altro…

  8. Luca Carlucci on

    “A CAUSA DELL’ENORME TRAFFICO REGISTRATO SULLA PAGINA DELLA PETIZIONE LA VISUALIZZAZIONE DELLE FIRME (CIRCA 2000) È MOMENTANEAMENTE SOSPESA. POTETE COMUNQUE FIRMARE LA PETIZIONE QUI A LATO.
    IN ATTESA DI RIPRISTINARE LE FUNZIONALITÁ DEL SISTEMA CI SCUSIAMO PER L’INCOVENIENTE. SDZ”
    http://sdz.aiap.it/home.php

    Uh, avevo visto giusto!

  9. Kappa on

    È un payoff di una bruttezza che lascia il segno.
    Nelle mutande.

  10. Marco Pegoraro on

    Questa non la sapevo.
    Sono ancor più sconcertato!

    In ogni caso oltre ad aver utilizzato un payoff trito italia.it ha il pregio di poter essere considerato un ottimo manuale per “tutto ciò che va contro la qualità su web”.

    Mi associo ad Angelica nel pretendere un po’ di scuse da chi ha permesso questa “COSA”.

    “It” è un noto mostro di Stephen Kink, la concretizzazione delle paure di ogni persona.
    “Italia.it” difatti concretizza la mia paura che i nostri soldi vengano gestiti da persone il cui interesse volge unicamente al proprio tornaconto.

    45 milioni per un sito web?
    Io non voglio più essere considerato italiano!

  11. Marco on

    Apparte la pubblicità al concorso irrisoria, il pay off banale usato in più settori in rappresentanza di altrettante aziende e/o manifestazioni…
    ma qualcuno ha consatato una cosa, che anche un bambino italiano si inc…. la disposizione cromatica la sequenza dei colori nn rispecchia quella della bandiera nazionale in un marchio che rappresenta la nazione!.
    Ma in fin dei conti cosa pretendere da un paese dove un politico esternava che con la bandiera ci si puliva il….e intanto prendeva i soldi da qualla bandiera e infamava la capitale Roma… ladrona come se lui non volesse fare la secessione con i soldi dell’Italia TUTTA!

  12. Carlo Campani on

    A parte l’assoluta mancanza di creatività, per me “lasciare il segno” è un’espressione molto ambigua, ovvero potenzialmente aggressiva e negativa, associabile a traumi sia fisici (ferite e cicatrici) che psichici. Un volto segnato dalla vita, non se lo augura di certo nessuno. Chi ha tempo evoglia di leggere in esteso il mio parere sul logo, lo trova su corriere.it nella lettera alla rubrica italians “L’Italia lascia il segno…” del 27 febbraio.

  13. gioanna on

    Dico che il logo è brutto, fa schifo! Angelica dice che il governo dovrebbe chiedere scusa agli italiani. Io dico che quando i governi fanno queste st…..te, dovrebbero restituire i soldi, sotto forma di sgravi fiscali…

  14. gioanna on

    …i soldi, per gli sgravi fiscali, dovrebbero essere decurtati dagli stipendi di chi ha approvato il progetto.

  15. […] aka “scandalo italiano”, monotematico. Che critica il portale, lo smonta pezzo a pezzo. Oggi, tratta del pay-off della campagna. “L’Italia lascia il segno”. Divertente (scoprire che almeno altre 28 campagne […]

  16. Fabrizio on

    wowo che originalità!
    Ma il confronto dei payoff su che sito è stato fatto? si può avere il link alla risorsa?

  17. Freddy on

    Un mio caro amico mi ha svelato i retroscena della creazione del logo cetrioloso:

    http://blog.cucinato.com/archives/2007/02/28/138

    Saluti

  18. […] che accompagna il logo, L’Italia lascia il segno, non è per nulla originale essendo stato usato in tantissime pubblicità e, cosa più grave, in una campagna pubblicitaria della… concorrente Spagna), non è neanche […]

  19. Willy_Pinguino on

    sapete cosa? se è una gara ognuno propone ciò che vuole… sia come immagini che come slogan (o come diavolo si dice in termine tecnico)

    ma quelli che hanno valutato e scelto tra tutte le proposte pervenute sono identificabili, visto che in teoria è un atto pubblico…

    faccio un’ipotesi:

    una commissione di “esperti” screma tutte le proposte, stilla una classifica di merito valutando i vari aspetti tecnici della questione e infine una giuria sceglie tra i migliori classificati il logo e lo slogan vincitore…

    faccio una seconda ipotesi:

    un gruppo di persone riceve alla rinfusa le varie proposte, ognuno fa una sua classifica e chi (tra le proposte) ha le medie migliori partecipa alla fase finale di valutazione da parte di un secondo gruppo di persone

    e una terza ipotesi:

    qualcuno (una o più persone) riceve tutte le proposte e secondo criteri a noi sconosciuti dichiara un vincitore…

    voi per quale ipotesi votate?
    (in altre parti di questo sito ci sono i nomi della commissione giudicante o quantomeno del suo presidente… e si dice anche che il logo è stato scelto il giorno prima della presentazione ufficiale e della pubblicazione del sito… certo che si son tenuti la sorpresa fino all’ultimo…)

  20. […] del tutto identico agli analoghi slogan spagnolo e portoghese, ma è anche stato usato ed abusato dalla pubblicità italiana degli ultimi decenni. I webdesigner, invece, hanno puntato più su aspetto e tecnologia del portale: in questo senso è […]

  21. orione on

    Ok, bel pezzo e tutto giusto.
    Ma nella pratica è una lista di proscrizione per 27 copywriters (onesti colleghi che tengono famiglia).
    O no?

  22. Sergio on

    …. “chiavi in mano” e “a 360 gradi” :))

  23. Giuseppe on

    Apprezzo l’articolo. Ma “fontamentale” un copywriter non può lasciarselo sfuggire.


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