Il sonno della Regione genera webmostri (ma non contenuti web)

[UPDATE 4 settembre 2007: in seguito a nuovi ritrovamenti documentali, il post è stato approfondito e riscritto in alcune sue parti]

Dove si illustrano brevemente origini e dinamiche dell’imperante caos istituzionale in materia di turismo, ovverosia dei conflitti fra Stato e Regioni sulla materia.

Dove si racconta la grottesca e quadriennale vicenda del fantomatico “Portale Interregionale Telematico di Promozione Turistica” (15 milioni di euro, nemmeno un bit online) e dei suoi perversi rapporti coll’orrido cugino .it (il portale nazionale del turismo italia.it, 58 milioni di euro).

Dove si narra di un probabile quanto repulsivo caso di cannibalismo web.

Dove, in appendice, ci si elettrizza con un reading poetico dadaista di stampo isituzional-turistico (costo della performance: circa 150 milioni di euro, regia: Claudio Scajola, ex-ministro delle Attività Produttive, col supporto delle Regioni italiane).

1. Origini del caos istituzionale in materia di turismo

In Italia, attualmente, vige un acutissimo stato di caos istituzionale in materia di turismo, incentrato su un conflitto di competenze fra lo Stato e le Regioni.

Il tutto nasce nel 1993, quando gli italiani, sull’onda della febbre referendaria, si recano a votare un po’ a prescindere le orde di referendum proposte dai Radicali, che cavalcano la tigre dell’indignazione popolare post-mani pulite cercando di riformare l’Italia a suon di quesiti sulle più varie questioni.

Tra di essi, sulla base di chissà quale idiosincrasia, ci infilano pure l’abrogazione del Ministero del Turismo e dello Spettacolo, che viene sancita a indiscriminato furor di popolo. Siamo onesti: a quella tornata referendaria, gli italiani avrebbero votato sì anche all’abolizione della zigrinatura degli pneumatici.

Morto il ministero, e nell’impossibilità di crearne uno fotocopia (per altro, nel corso degli anni, alcuni tentativi in tal senso ci sono stati, tra cui uno recentissimo), le competenze in materia di turismo passano ad un apposito dipartimento della Presidenza del Consiglio e poi, dal 1999, al Ministero delle Attività Produttive (MAP – oggi ridenominato Ministero dello Sviluppo Economico), per poi infine, nell’ultima legislatura, ripassare alla Presidenza del Consiglio (vedi DL 18.05.2006 n.181).

Ma il colpo di grazia agli interventi statali in materia di turismo lo dà la riforma del titolo V della Costituzione, quella “federalista” per intenderci, voluta ed attuata un po’ goffamente e frettolosamente dall’Ulivo nel marzo 2001 (successivamente confermata da un referendum popolare nell’ottobre del 2001, ed entrata in vigore nel novembre successivo).

Scopo: snellire l’amministrazione centrale delegando su varie questioni quelle regionali (certo più vicine ai cittadini), ma a occhio e croce anche scippare alla destra alcuni dei suoi tradizionali punti di propaganda in vista dell’imminente tornata elettorale (maggio 2001, tornata vinta comunque dalla destra).

Tale riforma ridisegna radicalmente il quadro delle attribuzioni di potere tra Stato e Regioni: e, in questo quadro, si sancisce che il turismo è materia esclusiva delle Regioni, e lo Stato centrale non ci deve sostanzialmente metter bocca.

Così, dal 2001, la storia delle politiche turistiche italiane è fatta di tentativi da parte dell’Amministrazione Centrale di creare progetti e iniziative, più o meno sensati, di portata nazionale, e della conseguente resistenza da parte delle Regioni, che avocando a sé la materia turistica, si oppongono, fanno ostruzionismo, e finiscono col ricorrere, con più o meno ragioni e buonsenso, alla Corte Costituzionale: a volte vincendo, a volte perdendo, ma sempre perdendo una marea di tempo.

Così, per dire, l’attuale stato pietoso del portale nazionale del turismo italia.it è figlio, oltreché della conclamata incompetenza della nostra classe dirigente, anche di questa situazione conflittuale da repubblica burocratica bananiera.

Sia come sia, l’Amministrazione Centrale, che detiene i malloppi, si trova dal 2001 nell’imbarazzante situazione di dover attuare e finanziare una politica nazionale del turismo senza averne la forza giuridica. Per aggirare il problema, ha cercato in modi diversi di coinvolgere le regioni nei suoi provvedimenti, in modo da rispettare la forma e/o da tenerle buone (magari a suon di milioni).

Esempio che già conosciamo: Stanca, Scajola e Berlusconi, per italia.it, lo fecero in modo colpevolmente furbesco, le Regioni insorsero, e vinsero (questo post per saperne di più).

Ma prima ancora di italia.it, il Ministero delle Attività Produttive (MAP), che come abbiamo detto aveva ereditato il portafoglio in materia di turismo dopo la morte dell’apposito ministero, aveva cercato di aggirare il problema. Come? Semplice.

Prima mossa: con la legge 135/2001 (“Riforma della legislazione nazionale del turismo”, art.5 comma 5), si mettono sul tavolo alcune centinaia di milioni a disposizione delle regioni per progetti di tipo turistico, suscitando le immaginabili acquoline (e anche l’immancabile ostruzionismo: alcune regioni ricorsero alla Corte Costituzionale contro la liceità della legge, ma persero).

Seconda mossa: si pone come conditio sine qua non per mettere le mani sui milioni il fatto che i progetti presentati dovessero essere di tipo “interregionale” o “sovraregionale”.
Insomma, lo scopo teorico era quello di spingere le regioni a coordinarsi e aggregarsi, in modo da attuare progetti turistici il più possibile di portata nazionale.

Ma poiché di regioni per attuare un progetto ne bastavano due, il risultato pratico furono decine e decine di progetti, moltissimi dei quali altamente improbabili (vedi l’ultimo capitolo di questo post per l’esilarante lista completa: citiamo, uno per tutti, il progetto denominato “palestre subacquee”), tutti immancabilmente finanziati dal Ministro per le Attività Produttive Claudio Scajola (sì, il genio dell’ordine pubblico al G8 di Genova) tra il 2003 e il 2005, per un totale di circa centocinquanta di euro abbondanti (comprensivo di cofinanziamenteo regionale al 10%).

Nell’orda fantasmagorica dei progetti, ne figura uno, economicamente molto consistente, che ci interessa da vicino: il famigerato, e latitante, Portale Turistico Interregionale.

2. Il portale turistico interregionale: prove generali di insensatezza (con sfondone dell’Espresso)

Nel 2003, 8 regioni italiane (Liguria capofila del progetto, seguita da Basilicata, Campania, Puglia, Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Friuli – fonte) presentano richiesta di finanziamento al MAP per un progetto di “portale telematico interregionale” per la promozione turistica.

Nel novembre di quello stesso anno il progetto viene accettato e finanziato dal MAP.

Esattamente un anno dopo, nel novembre 2004, il numero delle regioni aderenti sale a 13 (si aggiungono Emilia Romagna, Toscana, Sicilia, Veneto e Puglia), e il progetto viene rifinanziato conseguentemente da un nuovo DM del MAP (parleremo delle cifre fra poco).

In cosa consiste esattamente il progetto?

Detto brevemente, e semplicemente:

1) Le regioni si cuccano un bel po’ di soldi dallo stato, e un po’ ce li mettono loro.

2) La parte maggioritaria di questi soldi li useranno per produrre contenuti turistici regionali “personali”(e qui ogni regione fa da sé).

3) Una quota minoritaria verrà messa in comune da tutte le regioni per “attività di tipo comune”, ovverosia creare l’infrastruttura di un portale turistico che permetta l’omogeneizzazione e la fruizione dei contenuti su citati (e anche degli altri preesistenti sui vari portali regionali).
Questa parte del lavoro verrà realizzata dalla Liguria, cui le altre regione verseranno le proprie quote, e segnatamente dall’azienda Datasiel S.p.a., una IT company genovese la cui quota di maggioranza è della Regione Liguria stessa (e che, da buona partecipata pubblica che si rispetti, versa attualmente in cattive acque).

Qui una serie di slides di provenienza Datasiel che illustrano alla grossa il progetto.

Qui invece slides un po’ più approfondite sul progetto dalla Regione Liguria (presentazione in occasione del FORUM PA 2005)

Il risultato finale sarà, per dirla con l’aria fritta del MAP, la “Realizzazione di un sistema telematico interregionale basato su tecnologia web per la promozione dell’offerta turistica secondo le logiche di fruizione dell’utenza potenziale diffusa e di uno strumento di supporto ai front office innovativi e agli uffici di informazione”. (fonte: brochure MAP 2005, pag. 17; non so perché, ma io il paragrafo precedente lo immagino declamato dal Ponzio Pilato montyphytonesco: “Vealizzazione di un povtale telematico intevvegionale…” – “COSAAA?”).

Per dirla con parole nostre, sarà un quasi portale nazionale del turismo. “Quasi” perchè:

1) le regioni aderenti in questa prima fase sono solo 13

2) non si menzionano né piani strategici, né di marketing turistico, posizionamenti, benchmarking etc…

3) in base ai documenti in nostro possesso, gli scopi e gli aspetti realizzativi del progetto sono di una vaghezza tale da rendere piuttosto imprevedibili i risultati finali.

Veniamo agli aspetti economici, e partiamo da un articolo dell’Espresso che nella tarda primavera scorsa ha un po’ fatto il giro del web, pur contenendo un macroscopico sfondone.
In “Spreconi punto it” , che tratta in modo invero un po’ superficiale e confuso degli sprechi digitali pubblici in Italia, i giornalisti Ferrazza e Gabaglio infatti a un certo punto scrivono:

Ma Italia.it, in nome dello spreco digitale, ha pure un fratello gemello. (…) Infatti mentre nelle stanze del Ministero dell’Innovazione si preparava il sito turistico nazionale, nove regioni – poi diventate 12 [sic. In realtà sono 13, ndr] – si mettevano d’accordo per realizzare, con le sovvenzioni dello Stato (…) un portale interregionale di promozione turistica. (…) La domanda delle regioni venne accolta nella Dgr n.3304 del 21 novembre 2003 che stanzia i primi 200 mila euro.

Il passaggio in neretto (mio) mi è sempre apparso un po’ oscuro (Dgr? E poi, solo 200.000 euro?), così oggi ho deciso di approfondire, appurando che i giornalisti dell’Espresso, vuoi per la fretta vuoi per faciloneria, hanno scritto una cosa semplicemente senza senso, dimostrando innanzitutto di ignorare il significato di DGR.

DGR, basta un minuto di Google, significa “Deliberazione/Decreto Giunta Regionale”: com’è possibile che la domanda di finanziamento di alcune regioni a un Ministero venga accolta dal decreto di una giunta regionale?

Una veloce ricerca sul web, e l’arcano è risolto: il/la DGR n.3304 del 21.11.2003 è semplicemente il decreto di una delle Regioni aderenti al progetto del portale, la Campania, la quale, sulla base dei finanziamenti ottenuti pochi giorni prima dal MAP, decide l’entità dei suoi cofinanziamenti.
I 200.000 euro di cui parlano i giornalisti, lo si evince da documenti successivi (vedi questo .pdf della Regione Campania del 2006) , sono i soldi che la sola Campania destina al portale interregionale: 180.000 ce li mette ricevendoli dal MAP, e 20.000 ce li mette di tasca propria.

Ma se i 200.000 sono i soldi di una sola regione, a quanto ammonta il finanziamento complessivo?

La realtà, ahinoi, va ben oltre le insensatezze dell’Espresso: “la domanda delle regioni viene accolta” non con una DGR da 200.000 euro, ma, come abbiamo già anticipato, nell’ambito di due ben più cazzuti DM (decreti ministeriali) del Ministero delle Attività Produttive, uno del 18.11.2003 e l’altro dell’11/11/2004.

Ammontare complessivo:112 milioni di euro (112.555.525,941€)!
(Per l’esattezza: 73.254.680,49€ nel 2003, 39.300.845,451€ nel 2004 – fonte: Brochure MAP 2005, pag.39 e seg.).

Attenzione: 112 milioni destinati a finanziare i vari progetti e progettini regionali, e non certo il solo portale telematico.

Al portale interregionale vanno € 10.996.304,71, cui si sommano € 1.394.478,30 (10% di cofinanziamento regionale): per un totale, a fine 2004, di 12 milioni abbondanti di euro a disposizione per il portale interregionale (per l’esattezza: € 12.390.783,01) – ma come vedremo non è finita qui.
[fonti delle cifre: brochure MAP 2005, p.16, e documento di progetto della Regione Sardegna 2006, pag. 4]

Tutto ciò tra il novembre 2003 e il novembre 2004, ovverosia quasi quattro anni fa (e si noti che online, oggi 31 agosto 2007, non c’è ancora un bit).

Bene, le regioni ricevono i loro finanziamenti e, si suppone, si mettono a lavorare alacremente (risate da sitcom) al portale interregionale.

Se non che – e qui si entra nel puro campo del surrealismo – mentre il ministro Scajola riempiva di milioni le regioni affinché facessero un cavolo di sito web turistico, un altro ministro di Berlusconi, l’ormai proverbiale Stanca, partoriva, finanziava e avviava l’idea col botto: il sito turistico nazionale “fine di mondo”, http://www.italia.it, dal dichiarato fabbisogno lucasiano di 170 milioni di euro, chiavi in mano (poi ridimensionati agli attuali 58). Ovviamente progettato tutto per i cazzi propri, senza coinvolgere le regioni.
La qual cosa, in materia turistica, equivale a un suicidio, come abbiamo visto all’inizio.

Così, pochi mesi dopo la prima pioggia di milioni turistici regionali dal Ministero delle Attività Produttive (novembre 2003), il ministero per l’Innovazione Tecnologica (marzo 2004) presentava con trombe e tamburi italia.it (allora chiamato “scegli italia”), con tutto il seguito che oramai conosciamo benissimo.

Tra cui la prevista assegnazione, alle Regioni, di 21 milioni di euro (+ 10% da parte loro come cofinanziamento), per produrre i contenuti turistici di italia.it. Quelle stesse regioni che avevano appena ricevuto altri milioni di euro da parte di un altro ministero per fare i contenuti turistici di un altro sito web del tutto analogo!

E pochi mesi dopo la seconda pioggia di milioni alle regioni per il portalino (novembre 2004), Stanca avviava e concludeva il bando di appalto per la realizzazione del portalone (primavera-estate 2005).

E’ il delirio.

Fermiamo le bocce, freeziamo la scena.

I ministri Stanca e Scajola si parleranno, no? Allora sto sito turistico nazionale (o “sovraregionale”) chi lo fa? Tu, io? I milioni 21 tu, 10 io, per fare le stesse cose, via, non ha senso, razionalizziamo.

I presidenti delle Regioni, gli verrà il dubbio che c’è qualcosa di strano, con tutti ‘sti siti web turistici da realizzare? Qualcuno dirà: ué ragazzi, siamo mica al circo, sediamoci un secondo intorno a un tavolo e parliamone!

Ok, premiamo play. Nulla di tutto ciò avviene: tutti vanno avanti per la loro strada come se nulla fosse. Portale turistico nazionale italia.it, portale turistico interregionale, Stanca, Scajola, le Regioni.

Tutti, dritti e spediti come lemming, verso il baratro dell’incompetenza amministrativa più colpevole e totale.

E infatti il peggio deve ancora venire.

3. italia.it, e il portale interregionale del turismo – fase II: il potenziamento

Ma è tra il 2005 e il 2006 che tocchiamo i vertici del grottesco (che a loro volta figlieranno i vertici del surreale, che sono quelli che stiamo toccando attualmente).

Infatti non solo il preesistente progetto per un portale interregionale del turismo non viene annullato, o quantomeno accorpato al nuovo portale nazionale del turismo italia.it, ma addiritutta, a fine 2005, con appalto per italia.it assegnato e lavori avviati, il “portalino” viene potenziato economicamente!

Infatti il 2/12/2005 – quando, a dar retta all’atto di assegnazione dell’appalto, un primo prototipo di italia.it già doveva essere on line! – un nuovo D.M. del MAP finanzia ulteriormente i vari progetti e progettini turistici regionali, tra cui il portalino interregionale, con ulterioni 27 milioni scarsi di euro (per l’esattezza € 26.722.445,34 – fonte: brochure ENIT/PromuovItalia 2006, pp. 88-93).

Di questi 27, ben € 2.832.833,32 vanno al portalino.
Ad essi si aggiunge il solito 10% di cofinanziamento regionale, per un totale di € 3.170.703,69 aggiuntivi (fonte: documento di progetto 2006 della Regione Sardegna, pp. 4-5).

Che sommati ai € 12.390.783,01 già stanziati nel 2003 e 2004, ci dà uno stanziamento finale globale per il portale del turismo interregionale pari a 15 milioni e mezzo di euro.
Di soldi nostri.
Per un sito web.
A quattro anni di distanza ancora inesistente.

Per essere precisi precisi: 15.561.486,70 € per il portale interregionale del turismo.

[Questa cifra la si ottiene, calcolatrice alla mano, dal dettagliatissimo documento della Regione Sardegna più volte citato. Per contro, la coeva (maggio 2006) brochure ENIT/PromuovItalia, pag. 29, quantifica con un milione in meno lo stanziamento globale per il portalino, ovvero € 14.565.580,70. Quale delle due cifre è quella corretta? Ai ragionieri posteri l’ardua sentenza].

Questo terzo finanziamento del 2005 viene denominato nel gergo dei documenti regionali relativi alla questione “Fase II – Potenziamento”, che fa molto Rambo.

La “Fase II” consiste sostanzialmente nel fatto che, alle 13 regioni già aderenti al progetto, si aggiungono anche le altre. Ma ovviamente non manca la chicca per intenditori: aderiscono tutte le regioni italiane, comprese le province autonome di Trento e Bolzano, eccetto una: il perfido Molise.
Il rispondere sul perché il Molise non aderisca credo che esondi dalle umane possibilità.

Nei documenti delle giunte regionali menzionanti la “Fase II” (basta guglare un po’), si comincia poi a prendere atto dell’esistenza del parallelo progetto italia.it. Ma così, tanto per far finta di avere sotto controllo la situazione. In pratica si dice: faremo il portalino interregionale, e blablà e blablà, *tenendo conto che c’è italia.it* (segue strizzatina d’occhio, come a dire: tutto sotto controllo, sappiamo cosa facciamo). Risultato concreto: nell’imbarazzo della scelta, ad oggi non hanno prodotto una riga di contenuto visibile né per un portale né per l’altro.

Così tutto va avanti, e arriviamo al 2006, quando, in seguito agli accordi raggiunti tra Regioni e Ministeri vari sulla questione italia.it, si rende necessario un’ulteriore rimodulazione del progetto del portalino, che potremmo definire “Fase III – il depotenziamento“.
Le regioni, infatti, accettano di contribuire a italia.it, e ovviamente non possono far finta di nulla e portare avanti il portalino interregionale come se nulla fosse.
Ma, di nuovo, il progetto “portalino” non viene né annullato né accorpato, ma rimane in piedi, quanto meno nominalmente: il portalino (e i suoi milioni) continuano a tenerselo stretto, e si limitano a ridimensionare investimento e risultati attesi per quanto riguarda la “parte comune” (il portale vero e proprio).

Per capirci meglio: dei 15 milioni e mezzo per il portalino, 2 milioni abbondanti erano destinati alla già citata “parte comune”, ovvero alla realizzazione dell’infrastruttura del portale a cura della Regione Liguria, mentre i restanti 13 erano per i contenuti a cura della singole regioni.

Ebbene, i 13 rimangono lì dove sono, mentre i due milioni vengono ridimensionati a 500.000 euro (cfr. documento di convenzione per il progetto della Regione Sardegna, 2006, pag.3, terzo paragrafo).

Non si realizzerà più, infatti, un vero e proprio portale funzionante e completo, ma, udite udite, la “Progettazione e realizzazione di un prototipo di portale federato basato su un motore di ricerca che indicizzi le aree o le sezioni condivise dei singoli portali regionali”. (ibidem)

La stessa Regione Sardegna, origine della citazione qui sopra, lo ridice ancor meglio in altro documento (neretti nostri):

A seguito della condivisione e della conseguente scelta di puntare su un unico portale internet (Italia.it) per la promozione del turismo italiano, le Regioni hanno convenuto di rimodulare il progetto finalizzandolo non più alla realizzazione del Portale federato interregionale, bensì alla progettazione e realizzazione di una versione prototipo del portale.

Si avete letto bene, un prototipo. Un robo così, sperimentale. Dopo quattro anni e 15 milioni. Per un sito web di promozione turistica. Per di più del tutto inutile, visto che si è espressamente deciso “di puntare su un unico portale internet (italia.it) per la promozione del turismo italiano”. Cose da matti.

Ma allora, 13 milioni per fare i contenuti di un inutile prototipo?

Ma no, 13 milioni per fare (si spera!) contenuti digitali turistici a prescindere, che verosimilmente confluiranno in italia.it, e non su un prototipo del menga mantenuto lì per lasciare il contentino alla capofila Liguria (e verosimilmente per non far fallire la Datasiel, la webcompany ligure a partecipazione pubblica come già detto nei guai – e non è escluso che questi guai derivino in parte anche dal milione e mezzo in meno derivato dalla rimodulazione del portalino).

Insomma, verosimilmente 13 milioni che dal “portalino” passano nei fatti al “portalone”. Se così fosse, arriveremmo a 71 milioni di euro per italia.it. Bum!

Facciamo un passo indietro: e il milione e mezzo risparmiato sui due destinati alla “parte comune”, che fine farà?

Beh, formalmente va ad unirsi ai 13 abbondanti (che diventano così quasi 15) per fare i contenuti del portalino interregionale fantasma. Ce lo conferma la Regione Campania in questa deliberazione del 15 settembre 2006:

– che la rimodulazione di cui trattasi ha prodotto un’economia relativa al costo delle attività comuni a tutte le Regioni partecipanti inizialmente previsto e un conseguente recupero da parte dei singoli partner, che per la Regione Campania ammonta ad euro 90.926,64;

– che Per la Regione Campania si è, così, resa disponibile una risorsa finanziaria aggiuntiva a quella già programmata per gli interventi individuali con la conseguente possibilità di ridistribuire la citata risorsa su tali interventi, o utilizzarla per finanziare nuovi interventi coerenti con gli obiettivi prefissati;

Nei fatti filerà dritto dritto su italia.it, senza passare dal via.

4. 2007, parola d’ordine: cannibalizzate il portalino!

Dopo anni di psichedelia amministrativa, ecco che finalmente, nel 2007, le Regioni italiane stanno cominciando a stipulare le convenzioni col DIT (Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie, in capo alla Presidenza del Consiglio, ma con delega al ministro L. Nicolais), per cominciare a fare la propria parte in italia.it.

Il che significa: ricevere i contributi a loro destinati (com’è ormai arcinoto, 21 milioni), aggiungervi il loro cofinanziamento (10%, dunque 2,1 milioni di euro circa) e produrre i relativi contenuti per “popolare” il portale.

Trovate tutta la documentazione sin qui disponibile sul blog The Million Portal Bay, dove Francesco Aprile sta linkando e analizzando le singole convenzioni regionali via via che esse appaiono sul web.

Per spiegare come funzionano queste convenzioni, citiamo sempre da MBP:

La singola Regione, o più Regioni in consorzio, approvano la convenzione con il DIT, con validità massima di 21 mesi dalla data di sottoscrizione.

Da quella data la Regione (o il consorzio di Regioni) devono presentare i progetti entro 90 gg.

Una volta che i progetti sono condivisi con il DIT, essi vanno conclusi entro un massimo di 18 mesi (+ max. 6 mesi di proroga motivata).

I progetti vengono così finanziati: 90% a carico del DIT, 10% a carico della Regione (o consorzio di Regioni).

Il 90% a carico del DIT viene così erogato:
10% alla stipula della convenzione
40% alla condivisione del progetto con il DIT
40% durante esecuzione lavori, ma solo dopo aver utilizzato l’80% di quelli già erogati (da attestare)
infine saldo, al più pari al 10% dell’importo effettivamente speso.

E il 10% di cofinanziamento a carico delle regioni? Semplice:

Il 10% a carico delle Regioni può essere finanziato anche con i fondi statali del celeberrimo progetto “Portale interregionale di promozione turistica” finanziato ai sensi dell’art. 5, comma 5, della legge 135/2001 e di cui si sono ormai perse le tracce.

E non è un’illazione, è scritto nero su bianco sulle convenzioni (citiamo, una per tutte, da quella della Campania):

3) Per la copertura della quota di cofinanziamento pari al 10% potranno essere utilizzate risorse, anche statali, disponibili a valere sul progetto interregionale “Portale interregionale di promozione turistica” finanziato ai sensi dell’art. 5, comma 5, della legge 135/01.

Capito l’inghippo?

Per il portalino interregionale, ogni Regione aveva a disposizione una cifra X.

Di questa cifra, una parte finiva in una sorta di cassa comune, gestita dalla Liguria, destinata alla realizzazione dell’infrastruttura del portalino (totale: 2 mln di euro circa)

Il restante, la parte maggioritaria, era roba della singola regione per farci le sue cosine contenutistiche (totale: 13 mln di euro circa)

Poi arriva italia.it. Imposta dall’alto, ma con 21 succosi milioni di euro sul piatto per le regioni.
A patto che cofinanzino per il 10%.

Poiché è fuori discussione annullare il progetto del portalino in favore del portalone (“i milioni ormai ce li avete assegnati, figuriamoci se li molliamo!”), si decide di unire l’utile al dilettevole: il 10% di cofinanziamento sui 21 di italia.it li peschiamo dai 15 milioni per il portalino.

E qui il tocco sublime: ma non certo dai 13 milioni che ci siamo spartiti fra noi singole regioni per farci le nostre cosine. No no, quelli sono nostri, giù le mani.
Li peschiamo dalla cassa comune, ovvero da quella parte destinata alla realizzazione del portale interregionale vero e proprio (di cui, così come di italia.it, in fondo non frega davvero un cazzo a nessuno. L’importante sono i milioooni).

Smantellando, di fatto, il progetto del portale turistico interregionale. Che però, in nome dei fondi assegnati, rimane nominalmente in piedi. Solo che non sarà più un vero portale: sarà un suo simulacro, un “prototipo”. Ad essere ottimisti, tre paginette, un abbozzo di cms e due tool messi in croce. Ad essere realisti, una paginetta html coi link ai vari siti turistici regionali e a italia.it, una bella gif animata, e via.

Un “prototipo” che però permetterà alle regioni di tenersi 13 milioni di euro per far le proprie cosine.

Che, se andrà bene, saranno contenuti turistici utili per italia.it (al che però il budget effettivo di italia.it salirà da 58 a 71 milioni: ollallà!).

Se andrà male, saranno contenuti teorici per un portale teorico ed inutile di cui esisterà, forse, solo il prototipo: cioè a dire, qualsiasi cosa.

2003. Nasce il progetto “Portale interregionale di promozione turistica”. Finanziamento pubblico complessivo: 15 milioni di euro per un sito web.

2004. Nasce il progetto italia.it, portale nazionale del turismo. Finanziamento pubblico complessivo: 58 milioni di euro per un sito web

2007. Italia.it, il portale pubblico dal budget faraonico, va online ed è una ciofeca. Il portale interregionale, ad oggi, non esiste.

Turisti stranieri, benvenuti su Marte.

Appendice: reading istituzional-turistico dadaista

[Entra il poeta, silenzio in sala. Il poeta appoggia una brochure sul leggio. Si schiarisce la voce]

A-ehm.
Dalla Brochure “Progetti Interregionali di Sviluppo turistico” di ENIT-PromuovItalia, maggio 2006, lista dei progetti turistici regionali finanziati dal Ministero delle Attività Produttive, ministro Claudio Scajola, e dalle Regioni italiane, nel 2003, 2004, 2005, con uno stanziamento complessivo di milioni centocinquanta circa di euro appartanenti alla comunità.

Vado a principiare.

1. Miglioramento della qualità dell’offerta turistica – Abruzzo, Marche, Umbria

2. Valorizzazione turistica dell’Appennino Centrale – Abruzzo, Lazio, Molise

3. Itinerari di Federico II di Svevia – Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia

4. Alpi estive – Bolzano, Friuli V.G., Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto

5. Enogastronomia mediterranea – Calabria, Sicilia, Puglia

6. Turismo in rete – Calabria, Basilicata

7. Gli approdi di Ulisse – Campania, Calabria, Lazio, Sardegna, Sicilia

8. L’isola che non c’è – Campania, Lazio, Sardegna

9. Ospitalità nei borghi – Itinerari turistici culturali nei centri storici minori – Campania
(dal 2005 Liguria), Basilicata, Emilia Romagna, Friuli V.G., Liguria, Molise, Toscana, Puglia

10. Turismo tra mare e monti – Campania, Basilicata

11. Gli investimenti immateriali per il successo internazionale delle P.M.I. turistiche e agro-alimentari – Emilia Romagna, Liguria, Sardegna, Toscana

12. Itinerari turistici dei paesaggi d’autore – Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Basilicata

13. Mare e miniere di mare – Emilia Romagna, Friuli V.G., Sardegna, Molise, Sicilia

14. Terra dei motori – Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia, Toscana

15. Valorizzazione turistica del fiume Po – Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto

16. Valorizzazione turistica delle Terre Malatestiane e del Montefeltro – Emilia Romagna, Marche

17. Non solo golf – Friuli V.G., Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia, Bolzano, Sardegna

18. Il treno del gusto – Lazio, Umbria, Toscana, Marche

19. I popoli pre-romani – Lazio, Liguria, Toscana

20. Itinerari della fede – Lazio, Umbria, Molise, Abruzzo, Calabria

21. Palestre subacquee – Liguria, Sardegna

22. Portale telematico interregionale di promozione turisticaTutte le Regioni tranne il Molise

23. Rete di fruizione interappenninica delle aree protette e delle aree di interesse naturalistico-ambientale dell’Appennino Ligure e Tosco-Emiliano – Liguria, Emilia Romagna, Toscana

24. Sviluppo delle politiche interregionali del turismo – Tutte le Regioni

25. Centri urbani, ville e castelli – Lombardia, Piemonte, Veneto

26. Turismo nel verde – Lombardia, Campania, Toscana, Veneto

27. Valorizzazione del comprensorio interregionale dell’Adamello – Lombardia, Trento

28. Valorizzazione delle terre d’acqua – Lombardia, Piemonte

29. Valorizzazione e promozione del turismo culturale del “Moderno” – Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte

30. Valorizzazione turistica del Lago Maggiore – Lombardia, Piemonte

31. Iniziative di promozione internazionale – Marche, Lazio, Umbria

32. Itinerari della dorsale appenninica e un laboratorio di turismo per tutti – Marche, Umbria

33. La terra del Duca: dai Montefeltro ai Della Rovere – Marche, Umbria

34. Promozione della qualità nell’offerta dei Sistemi Turistici – Piemonte, Liguria, Lombardia

35. Valutazione e monitoraggio della qualità delle imprese alberghiere – Piemonte, Lombardia

36. Perle dell’Alto Tirreno – Sardegna, Liguria, Toscana

37. Point to point – Sardegna, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Veneto

38. Oltre il sipario: tra cultura e turismo – Sicilia, Campania, Sardegna

39. Turismo verde – Sicilia, Toscana

40. Azioni di promozione interregionale del sistema congressuale: Italia for events – Toscana, Campania, Emilia Romagna, Friuli V.G., Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto, P.A. Bolzano, P.A. Trento

41. Balneare – Toscana, Friuli V.G., Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna

42. Cicloturismo – Toscana, Friuli V.G., Liguria, Lombardia, Sardegna, Veneto, Umbria

43. Italiadest: Promozione sui mercati dell’Est – Toscana, Emilia Romagna, Umbria

44. La terra degli Etruschi – Toscana, Lazio, Umbria

45. La via Francigena – Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia

46. Sviluppo delle località montane Tosco-Emiliane – Toscana, Emilia Romagna

47. Terme d’Italia – Toscana, Campania, Calabria, Emilia Romagna, Veneto, Friuli V.G., Lazio, Lombardia, Molise, Puglia, Sicilia, P.A. di Bolzano

48. Valorizzazione del comprensorio sciistico dell’Appennino Tosco-Emiliano – Toscana, Emilia Romagna

49. Valorizzazione del turismo scolastico e giovanile – Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Liguria, Lombardia, Puglia, Sicilia

50. Valorizzazione turistica del Lago di Garda – P.A. Trento, Lombardia, Veneto

51. La ferrovia turistica: il Centro Italia sui binari dell’arte e della tradizione – Umbria, Lazio

52. Tevere fiume della storia – Umbria, Toscana

53. Vivere i laghi – Umbria, Lazio, Molise

54. Coste e lagune veneto-friulane e sarde – Veneto, Friuli V.G., Sardegna

55. Incontri “Per lo sport” – Veneto, Friuli V.G., Lombardia

56. Monte Cavallo – Veneto, Friuli V.G.

57. Turismo equestre – Veneto, Molise, Sardegna, Toscana

58. Valorizzazione di un prodotto culturale: le Ville – Veneto, Toscana, Sardegna

59. Valorizzazione turistica Dolomiti e montagna – Veneto, Lombardia, P.A. Trento, P.A. Bolzano

Costo medio: due milioni e mezzo di euro a progetto.

L’attuale Governo, con la finanziaria 2007, articolo uno, comma milleduecentoventisette, ha destinato ai progetti turistici interregionali 10 milioni annui per 2007, 2008 e 2009, per un totale di trenta milioni di euro aggiuntivi.

Ho finito. Grazie.
[Applausi scroscianti. Il poeta esce. Un paio di contribuenti seduti in prima fila svengono per l’emozione]

CREDITS
Un ringraziamento speciale a Francesco Aprile e Salvatore Medici che hanno rinvenuto alcuni dei materiali citati in questo post. Già che ci siamo, su segnalazione di Salvatore, invitiamo la redazione di italia.it a dar maggior rilievo turistico alla certosa di S. Lorenzo a Padula (Salerno), “la più grande d’Europa”, attualmente menzionata solo nella solita sfigatissima scheduccia De Agostini dedicata a Padula.

BONUS TRACK

La famiglia di italia.it

Accadde domani: alla presentazione della nuova release del portale italia.it alla prossima BIT 2008, la famiglia naturale del turismo digitale italiano (Berlusconi, Stanca, Scajola), quella adottiva (Prodi, Rutelli, Nicolais) e il convitato di pietra (Umberto Paolucci di ENIT) riuniti in un simpatico quadretto.

24 comments so far

  1. 3nom1s on

    Grande! Ma questo è un manifesto più che un semplice post! Sono contento che qualcuno spenda così tante parole per il turismo. In effetti dicono tutti che Italia.it è stato un flop. Con tutti i soldi che ci hanno speso potevano risanarci mezzo debito pubblico e con il resto aprire un portale meglio di quello che in effetti è venuto fuori!

  2. aghost on

    dovete capire che in questo come in altri casi, il turismo è solo un pretesto per distribuire quattrini agli amici degli amici. Devono pur far girare l’economia no? Peccato che sia sempre la loro

  3. bill-me/me-bill-you-too on

    Entro al bar pago 80 centesimi e mi danno un caffè.
    Quando paghi le tasse paghi… e basta.
    Ora il problema non è se abbassare o meno il carico fiscale ed è persino inutile dare la caccia agli evasori fin quando i nostri soldi finiscono negli appositi inceneritori della nostra inetta amministrazione pubblica.
    Quando (quando???) un qualsiasi governo di qualsiasi colore riuscirà a bruciare questa generazione di faccendieri allora sì che potremo veramente pagare meno tasse in cambio di servizi migliori!

  4. Web sottozero - Sprechi italiani on

    […] Portale interregionale, racconta Scandalo Italiano, nasce come frutto della riforma della legislazione sul turismo, che offre enormi […]

  5. mazzetta on

    ….e adesso moltiplicate per 1000 le cifre in ballo per il portalone e immaginate che siano state regalate a mafiosi e mangiapane a tradimento:

    2007-08-13 – Bische di Stato

    Due giornalisti del Secolo XIX di Genova, Menduni e Sansa, denunciano da tempo le imposte non pagate dai Monopoli di Stato. Tenetevi forte,

    sono 98 MILIARDI DI EURO.

    Dove sono finiti questi soldi? Ai partiti, alle Mafie, a privati cittadini? Tangentopoli in confronto sembra una barzelletta e Valentino

    Rossi un bambino che ha rubato le caramelle.

    Visco se ci sei batti un colpo, dato che le federazioni dei Ds sono proprietarie di sale Bingo. Fini e Alemanno, così impegnati sui costi
    della politica, chiedete informazioni ai vostri consiglieri delle società concessionarie delle slot machine.

    Di seguito la lettera di Menduni e Sansa al signor Tino, direttore dei Monopoli di Stato.

    “Gentile dottor Giorgio Tino,
    ci piacerebbe porgerle queste domande a voce, ma parlarLe sembra essere impossibile. Da mesi La cerchiamo inutilmente, cominciamo quasi a dubitare che Lei esista davvero. E dire che Lei avrebbe interesse a rispondere (oltre che il dovere).

    Secondo il rapporto di una commissione di inchiesta parlamentare e secondo gli uomini della Guardia di Finanza infatti, tra imposte non pagate e multe non riscosse le società concessionarie delle slot machine devono allo Stato 98 miliardi di euro. Sarebbe una delle più grandi evasioni della storia d’Italia.
    Secondo la commissione e gli investigatori, questo tesoro sarebbe stato regalato alle società che gestiscono il gioco d’azzardo legalizzato. Di più: nei consigli di amministrazione di alcune di queste società siedono uomini appartenenti a famiglie legate alla Mafia. Insomma, lo Stato italiano invece di combattere Cosa Nostra le avrebbe regalato decine di miliardi di euro.

    Con quel denaro si potrebbero costruire metropolitane in tutte le principali città d’Italia. Si potrebbero comprare 1.000 Canadair per
    spegnere gli incendi. Potremmo ammodernare cinquecento ospedali oppure organizzare quattro olimpiadi. Si potrebbero realizzare impianti
    fotovoltaici capaci di fornire energia elettrica a milioni di persone oppure si potrebbe costruire la migliore rete di ferroviaria del mondo.

    Da mesi noi abbiamo riportato sul nostro giornale, Il Secolo XIX, i risultati dell’indagine. Decine di pagine di cronaca che non sono mai state smentite. Secondo la commissione d’inchiesta, i Monopoli di Stato hanno gravi responsabilità nella vicenda. Non solo: la Corte dei Conti ha chiesto alle società concessionarie di pagare decine di miliardi di euro per il risarcimento del danno ingiusto patito dallo Stato. E nei Suoi confronti, signor Tino, i magistrati hanno aperto un procedimento per chiedere il pagamento di 1,2 miliardi di euro di danni.

    Ma Lei che cosa fa? Tace e rimane al suo posto, come tutti i responsabili dei Monopoli, dalla dottoressa Barbarito alla dottoressa Alemanno (sorella dell’ex ministro di Alleanza Nazionale).

    E, cosa ancora più incredibile, tace il vice-ministro dell’Economia, Vincenzo Visco (che da mesi ha ricevuto il rapporto della commissione
    di inchiesta), da cui Lei dipende.

    Può spiegarci per filo e per segno che fine hanno fatto quei 98 miliardi di euro che secondo la Finanza sono stati sottratti alle casse dello Stato?

    Finora Lei non ci ha mai voluto rispondere. Forse conta sul sostegno del mondo politico. Del resto la Sua poltrona è una delle più ambite d’’Italia. Pochi lo sanno, ma i Monopoli gestiscono il commercio del tabacco e del gioco d’’azzardo legalizzato. Insomma, un tesoro, su cui i partiti si sono lanciati da anni: An ha suoi rappresentanti proprio nei consigli di amministrazione delle società concessionarie delle slot machine, mentre le federazioni dei Ds sono proprietarie di molte sale Bingo.

    Così Lei può permettersi di tacere. Ma chissà che cosa farebbe se a ripeterLe queste domande fossero decine di migliaia di visitatori di questo blog (l’indirizzo dell’ufficio stampa è: ufficiostampa@aams.it
    Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo )?”

    Marco Menduni e Ferruccio Sansa

  6. Luca Carlucci on

    Rimanendo a sprechi più collegati alla questione italia.it, trovo particolarmente significativo, ed inquietante, il seguente stato di cose:

    “I consulenti esterni della pubblica amministrazione sono 156.500, a cui bisogna aggiungere i 105mila dipendenti pubblici che eseguono prestazioni extra per altri enti. In totale, rivela un’inchiesta dell’Espresso (domani in edicola) si arriva a 261mila persone, “una città grande come Venezia che galleggia sulla spesa pubblica. Una massa enorme che succhia ogni anno 1,5 miliardi di euro dalle casse pubbliche”
    ( http://www.canisciolti.info/news_dettaglio.php?id=7539 )

    Cioè a dire: amplissimi strati di accademici e professionisti ed esperti se ne stanno paciosi e beati attaccati alle mammmelle delle commesse statali. E quelli che non ciucciano adesso, sperano certo di farlo domani.

    Se, in questa fase storica, l’unica speranza di cambiamento del carrozzone degli sprechi statali può venire da un’azione inconsueta, concertata e puntuta da parte della società civile, c’è da considerare anche il fatto che una parte significativa (in termini di competenza, leadership e opinion-making) di quella società civile sugli sprechi di quel carrozzone ahimé ci campa o spera di camparci.

    Questo credo spieghi un po’ il come mai una mirabile occasione di cambiamento come quella innescata dalla crisi su italia.it sia andata in parte perduta.

  7. aghost on

    le mammelle delle “commesse” statali??? :)))
    Dove le tengono ste commesse? :P

  8. Luca Carlucci on

    Alle casse, ovviamente.

  9. frap1964 on

    Grande grandissimo post!
    Il caos istituzionale Stato-Regioni, non solo in tema di turismo, è ben documentato qui:

    http://www.issirfa.cnr.it/3734,46.html

    Solo per il 2007.
    La metà delle controversie è ad opera delle Regioni, la metà ad opera della PdC, ovvero del mite Brodi. Litigare a quanto pare piace (e naturalmente costa).
    In particolare il ricorso n.10 (Regione Veneto) e il n.14 (Regione Lombardia) mirano tra le altre cose a far dichiarare l’illegittimità costituzionale delle norme della finanziaria 2007 in materia di sostegno al turismo italiano.
    Naturalmente il fatto che queste due regioni abbiano entrambe giunte regionali di centrodestra è questione del tutto marginale: Formigoni e Galan ci tengono eccome allo sviluppo del turismo italiano. :-)
    La Finanziaria 2007 prevede per ciascun anno del triennio 2007-2009 investimenti a sostegno del turismo pari a:
    Art.1 comma 1227 – 10 mln euro/anno
    Art.1 comma 1228 – 48 mln euro/anno
    Art.1 comma 1229 – 2 mln euro/anno
    [Fonte: sito del governo]
    Sono 60 mln euro/anno per ciascun singolo anno dal 2007 al 2009, una quota che è +/- pari al budget complessivo del progetto per italia.it .
    Curioso no?

  10. […] La quota di cofinanziamento regionale del 10% può essere coperta con fondi residui del mitico progetto chimera di “portale interregionale”, derubricato nel frattempo a semplice “prototipo”. Luca Carlucci, fedele al suo “stile”, ne ha ricostruito l’ intera storia in questo post di scandaloitaliano. […]

  11. […] un bello svarione: un costo pari ad un milione e mezzo di euro. Luca Carlucci, su scandaloitaliano, ha di recente documentato come le cose stiano invece ben diversamente. “A me dei conflitti di competenze tra Stato e […]

  12. […] di alcuni dei più celebri svarioni del portalone. L’impressione che se ne trae è che sia un attento lettore di scandaloitaliano e […]

  13. […] di uno dei 59 progetti del reading poetico dadaista di stampo isituzional-turistico di cui aveva discusso qui Luca Carlucci su scandaloitaliano. In pratica è il progetto numero 6, di cui è possibile leggere […]

  14. […] di uno dei 59 progetti del reading poetico dadaista di stampo istituzional-turistico di cui aveva discusso qui Luca Carlucci su scandaloitaliano. In pratica è il progetto numero 6, di cui è possibile leggere […]

  15. […] (il mondo dei progetti interregionali per il turismo è mirabolante: per i coraggiosi, questo lungo post che scrissi a suo tempo per […]

  16. […] (il mondo dei progetti interregionali per il turismo è mirabolante: per i coraggiosi, questo lungo post che scrissi a suo tempo per […]

  17. […] contempo veniva abbandonato da tutte le Regioni il portale del turismo interregionale (in realtà depotenziato a prototipo) con budget da 15.561.486,70 € e arenatosi nei meandri […]

  18. […] aveva già parlato qui, su scandaloitaliano, Luca […]

  19. […] Nota di merito a margine: il Molise fu anche l’unica regione italiana a NON aderire mai al fantomatico portalino interregionale del turismo italiano (da 15mln di euro), poi declassato a prototipo con l’avvento del portalone ed a tutt’ […]

  20. […] QUI: tutto da […]

  21. […] QUI: tutto da […]

  22. […] cambio io ti condivido questo: Il sonno della Regione genera webmostri (ma non contenuti web) Il professor Johnston diceva spesso che se non sapevi la storia, non sapevi nulla. Eri una […]

  23. […] Il sonno della Regione genera webmostri (ma non contenuti web) […]


Lascia un commento