Il Marcio Italia

In questo post vorremmo riassumere ed evidenziare alcuni aspetti fin’ora trascurati, quanto meno in questo blog, nella vicenda che ha portato alla scelta dell’attuale Marchio Italia – quello a forma di osso scapolare verde, o di cetriolo bitorzoluto, che dir si voglia.

Lo vorremmo fare per capire com’è possibile che, avendo a disposizione un signor budget (centomila euro) e una nazione di 60 milioni di abitanti nota per la sua creatività (moda, design e quant’altro), e che per di più a queste cose ci tiene, si sia scelta una creazione grafica di una bruttezza e di una goffaggine disarmanti.

Ok, ok, siamo onesti: alcuni lo trovano carino, altri hanno scritto “a me non dispiace”, però uno che abbia detto “Madonna quant’è bello!”, a parte Rutelli s’intende, ancora io non l’ho trovato. In compenso quelli che lo trovano proprio bruttobrutto e/o insignificante e/o “sbagliato” comunicativamente sono tanti, ma tantitanti, e anche qualificati.

(Per quel che vale il mio giudizio, trovo quella T verde letteralmente inquietante. Unheimlich, per dirla con Freud).

Partiamo dal bando di gara, voluto con imperio da Rutelli, promosso dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria, una costola della Presidenza del Consiglio, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 29 settembre 2006. Scadenza per la presentazione delle domande: il 19 ottobre 2006.

L’aspetto più contestato: un milione di euro di fatturato nei tre anni precedenti richiesto come conditio sine qua non per partecipare, escludendo così di fatto tutta la base della grafica italiana, entro cui s’annida com’è ovvio quella piccola e più di ricerca (artisti, free lance, sperimentatori vari) e magari anche quella un po’ più grande e un po’ meno di ricerca ma non sufficientemente organizzata economicamente (e il mercato italiano lo conosciamo tutti: 333.333 euro di fatturato annuo per uno studio di comunicazione e grafica non sono esattamente uno scherzo).

Altro aspetto molto contestato, la cifra: 100.000 euro sono veramente tanti, soprattutto considerando che il bando chiedeva solo e soltanto “Ideazione e realizzazione di un logo per la promozione, in modo coordinato, dell’immagine dell’Italia”.

Cioè, in quella cifra, c’è solo il logo. I servizi per la sua implementazione nell’immagine coordinata non sono menzionati. Anche qui vien da chiedersi: ma una volta scelto il logo, quando si tratterà di variarlo, adattarlo, declinarlo nei suoi vari utilizzi e implementarlo dentro i materiali comunicativi (siti, manifesti, spot, cartoline etc etc) saranno previste richieste di servizi aggiuntivi, con conseguenti esborsi nostri, all’azienda che il logo l’ha creato? No, perchè visti i prezzi della Landor (l’azienda vincitrice), c’è di che preoccuparsi…

Sia come sia, scade il termine delle domande, e vengono invitate a partecipare alla gara una settantina di agenzie, con una sessantina di progetti articolati.

Arriva il momento topico: la scelta.

Nell’opinione comune è passata l’idea che la scelta sia stata effettuata da una giuria di qualità composta da Laura Biagiotti (stilista), Gianpaolo Fabris (prof), Anna Martina (boh), Andrea Pininfarina (designer) e Umberto Paolucci (Presidente Enit, Presidente Microsoft Italia, Vicepresidente Microsoft Corporation).

Questo non è esatto. Come ci racconta in questo lancio Ansa il sottosegretario Riccardo Franco Levi, boss del Dipartimento per l’informazione e l’editoria (cioè l’ente che ha promosso la gara), la giuria “ha goduto del consiglio prezioso di un gruppo di alte personalità”: cioè a dire, la “giuria di qualità” ha solo aiutato a scegliere la vera giuria. Ha dato un’opinione diciamo così.

Certo un’opinione rilevante, vista la presenza di Umberto Paolucci, presidente dell’ENIT, cioè di quell’Agenzia nazionale per il turismo il cui compito specifico è, oltre il dover gestire nel prossimo futuro il portale italia.it, quello di promuovere l’Italia nel mondo, e che dunque codesto marchio se lo dovrà sciroppare per bene e fino in fondo. Appare verosimile che la sua opinione in merito sia stata tenuta in debita considerazione, visto che lui è l’uomo che quel marchio lo dovrà gestire e promuovere.

Su Paolucci, nominato all’ENIT da Rutelli l’autunno scorso nel plauso generale delle istituzioni, dei partiti tutti e delle associazioni di categoria del turismo, qualche pellegrino ha osato sollevare un dubbio di conflitto d’interessi, data la sua carica di assoluto rilevo, tutt’ora e con convinzione ricoperta, all’interno di Microsoft Corporation (ex A.D. e attuale Presidente di Microsoft Italia, e vicepresidente di Microsoft mondiale).

Di questo forse parleremo in futuro post. C’è da dire, nell’intanto, che il fianco Paolucci lo presta.

Per dire: la Landor, l’azienda vincitrice della gara, è una multinazionale che annovera fra i suoi clienti più importanti e “storici” anche Microsoft, come si può evincere dalla pagina portfolio del sito Landor, o da questa news – si consideri, en passant, che il portfolio parte dal 1999, ma noi abbiamo trovato lavori di Landor per Microsoft già nel 1995. A sua volta, come si evince da questo articolo, Landor è un cliente Microsoft.
Ora, è chiaro che Paolucci è una bravissima persona e non si sarebbe mai permesso di “spingere” un affezionato fornitore/cliente della sua azienda. Al tempo stesso, ci piacerebbe che i nostri dirigenti non prestassero il fianco a simili dietrologie.

Torniamo alla giuria. Se la giuria di qualità non ha deciso fattivamente, chi ha deciso?

Beh, ce lo dice sempre Levi nel succitato lancio ansa: ha deciso “una giuria costituita con tecnici del dipartimento dell’Editoria e ministero Attività culturali e Lavori pubblici presieduta dal presidente Mancinelli“.

Personalmente, al pensiero di tutti quei tecnici e dirigenti ministeriali chiamati a decidere su una roba così raffinata ed estetica, lontana mille miglia dai freddi marmi ministeriali e dai grigiori delle burocrazie, mi fa molto sfizio dirigenziale alla Fantozzi.

Però mi colpisce in particolare una cosa, il nome del presidente della giuria: Mancinelli.

Mancinelli? Mancinelli… Uhm, ma in questa storia l’abbiamo già trovato. Ma dai, non può essere quel Mancinelli lì, Andrea Mancinelli.

Verifica. Altro lancio, altra agenzia (AGI): “una commissione di aggiudicazione presieduta dal consigliere Andrea Mancinelli”.

E’ lui? Cioè, il presidente della giuria che ha scelto il Marchio Italia è l’ex capogabinetto del Ministro dell’innovazione Lucio Stanca, nonché dal 2005 il presidente di Sviluppo Italia, il gruppo che attraverso la sua controllata Innovazione Italia, ha gestito la realizzazione del portale italia.it? Lo stesso che evidentemente, tra le varie sedie su cui poggia le auree terga, ne può annoverare anche una come “consigliere” al Dipartimento per l’informazione e l’editoria?

Ma, se così è, tutto ciò è francamente meraviglioso. E questi uomini, oltre che collezionisti di cariche e di lauti stipendi prelevati dalle nostre tasse, sono i nuovi Re Mida.

Infine, per un marchio Italia che viene, ce n’è uno, decisamente più bello e gioioso, che se ne va.

Parliamo del Marchio dell’Enit, realizzato da Franco De Vecchis nel 1987 sulla base di un concorso pubblico, adottato dall’ENIT ma mai davvero promosso come marchio simbolo dell’Italia, e usato solo per materiali promozionali in una qualche lontana fiera del turismo.

Il vecchio marchio italia

Esso campeggia ancora sul sito dell’ENIT – a proposito Paolucci, si affretti ad adottare quello nuovo sennò poi accusano anche lei di remare contro! (nel caso, le diamo ospitalità qui su scandaloitaliano) – ma è destinato a scomparire soppiantato dal cetriolo. Una prece.

E proprio con le parole illuminate di De Vecchis (tratte dai commenti a questo post su SocialDesignZine), parole che riassumono il nostro pensiero sulla vicenda, chiudiamo il post:

Peccato veramente, perchè, per la fretta, per il decisionismo (problemi d’immagine e di visibilità del ministero?) e in questo caso per la scarsa sensibilità, il ministro Rutelli e i suoi consiglieri, hanno perso un’occasione epocale, il concorso per il nuovo logo Italia, poteva diventare veramente un grande evento, coinvolgendo centinaia di esperienze di piccole, grandi o future realtà che operano nella grafica, una grande mostra di tutti i progetti – come avvenne anche alla Bit di Milano nel ’90 -, premi per i primi dieci meritevoli, un catalogo ecc… ma purtroppo da ministro dei Beni e attività culturali con delega al Turismo ha pensato bene di adottare altri criteri molto più “terreni” e più vicini al ministero delle infrastrutture che al suo.

21 comments so far

  1. delfinocurioso3 on

    […] è una bravissima persona e non si sarebbe mai permesso di “spingere” un affezionato fornitore/cliente della sua azienda. Al tempo stesso, ci piacerebbe che i nostri dirigenti non prestassero il fianco a simili dietrologie. […]

    […] Ma, se così è, tutto ciò è francamente meraviglioso. […]

    […] a proposito Paolucci, si affretti ad adottare quello nuovo sennò poi accusano anche lei di remare contro! […]

    […] E proprio con le parole illuminate di De Vecchis (tratte dai commenti a questo post su SocialDesignZine), che riassumono il nostro pensiero sulla vicenda, chiudiamo il post […]

    Sei un artista.

  2. aghost on

    guardate che se andiamo a scavare nell’ENIT, 24 sedi estere (ventiquattro!)… :)))

    è come per le ambasciate e i consolati… fiumi di denaro che nessuno vede….

  3. Luca Carlucci on

    beh, se comiciassero a nascere come funghi blog come questo, ognuno che approfondisce un pezzo di panorama italiano, messi in rete con le info che girano, direi che potremmo smetterla di pagare il canone alla rai e di comprare i giornali :)

  4. Felter Roberto on

    La fine di questo articolo, nelle parole di De Vecchis, si ritrovano le motivazioni che hanno fatto nascere questo progetto:
    Facciamo dell’Italia un Logo migliore
    Mi piacerebbe che tutti quelli che si ritengono coinvolti da questo argomento partecipassero.

  5. frap1964 on

    E’ interessante leggere i criteri di aggiudicazione (in ordine decrescente):

    a) rispondenza agli obiettivi di comunicazione
    che saranno precisati nella lettera di invito
    b) qualità del progetto creativo
    c) prezzo

    Anche qui il prezzo conta poco, come per il portale (tanto paga Pantalone, checcenefrega).

    Sarebbe interessante conoscere i criteri con i quali è stata misurata la “qualità del progetto creativo”. Questo post da solo è sufficiente a documentare che il “progetto creativo” adotta uno slogan già utilizzato non meno di una trentina di volte. Ne consegue che la qualità in termini creativi non può certo definirsi elevatissima.

    Ne dovrebbe conseguire anche, a rigor di logica, che la qualità dovrebbe essere ragionevolmente valutata da esperti del settore (non ne hanno chiamato uno) e non da burocrati.

    A proposito del prezzo va detto che esso deve essere max 100.000 euro + IVA = ergo max 120.0000 euro. Ma ormai è di moda la comunicazione IVA esclusa.

    Se poi si ascolta la presentazione alla stampa di questo sgorbio (sul sito del governo), si scopre che hanno pure finanziato due ricerche di mercato per farsi dire se era bello al primo impatto oppure no (risposta: ma è… straordinario oltre ogni aspettativa !!).
    Inoltre c’è Levi che spiega la procedura “cieca” di totale trasparenza che è stata adottata.

    Qui è la scelta che è stata fatta proprio “alla cieca”.

    Potevano fare un sondaggio via web; sarebbe costato poco o nulla ed i risultati sarebbero stati più verosimili.

    Bene bene bene.
    Altro danno all’erario e altro lavoro per la Corte dei Conti. ;-)

  6. jeneregretterien on

    sul sito di La Stampa Anna Masera ha pubblicato la lettera di IBM Italia

    http://www.ideafutura.com/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/25

  7. jeneregretterien on

    ops… scusate, il link è questo

    http://www.lastampa.it/ _web/ CMSTP/ tmplrubriche/ giornalisti/ grubrica.asp? ID_blog=2& ID_articolo=508& ID_sezione=3& sezione=Web Notes

  8. aghost on

    segnalo che Giorgio Sebastiano, responsabile dell’area Internet e media digitali dell’Osservatorio, è intervenuto nel mio blog

    http://aghost.wordpress.com/ 2007/ 03/ 06/ italiait-quando-il-rattoppo-e-peggiore-del-buco/ #comment-977

    Ps: dice che alcuni blog erano stati invitati… chi erano?

  9. Luca Carlucci on

    Come blog non siamo stati ufficialmente invitati.

    Io personalmente, in occasione dell’azione di “adozione” dei membri dell’osservatorio, ho avuto un divertente e protratto carteggio con un anonimo dell’Osservatorio, che è voluto restare anonimo fino alla fine, durante il quale il medesimo anonimo mi ha invitato all’incontro.

    Risiedendo io a Milano ho declinato l’invito, comunque specificando il fatto che io mi do da fare come cittadino, ma in quella sede stava a loro darsi da fare.

  10. aghost on

    la lettera di IBM è patetica. Se io avessi messo on line un sito simile per un mio cliente, sarei stato preso a sassate.

    Ma che vuol dire “la prima versione”? Un sito quando è on line DEVE FUNZIONARE, non esiste che butto dentro un catorcio e poi cerco di aggiustarlo a martellate qua e la’.

  11. aghost on

    non si capisce comunque a che scopo noi blogger avremmo dovuto partecipare alla riunione. Per far parte del teatrino? Quello che avevamo da dire l’abbiamo detto chiaro, mi pare.

  12. giops on

    scusate ma sul sito della Landor non sono riuscito a trovare tra i vari progetti realizzati quello del verde cetriolo..
    che si stiano vergognando anche loro?

    grazie per aver aperto questo blog. di inchiesta e di stimolo.

  13. Francesco on

    In questo vecchio logo la predominanza del colore azzurro sul rosso non rende giusto merito alla nuova “politica” del turismo intrapresa. :-)

  14. Francesco on

    @giops
    C’è c’è.
    Andare sulle news e cercare tra le iconcine.

    Fare promozione dell’Italia nel mondo
    Combinando serietà ed ironia, stabilità e movimento, pragmatismo ed ironia.

    Il pragmatismo consiste nell’intascare 100.000 euro per questo “coso”. La serietà e la fantasia non si sa bene dove siano andate.

    Comunque anche questi della Landor per il loro sito si sono rivolti a veri professionisti del settore. Tutte le pagine html sono tagliate. La barra di scorrimento verticale di explorer viene nascosta. Se non hai il mouse con la rotella di scorrimento non scorri le pagine. Almeno con IE 6.0 . Se faccio click sull’immagine del logo italico IE mi schianta all’istante. Nemmeno lui lo digerisce :-)

  15. […] (Presidente di Innovazione Italia, nonché, sia detto a titolo di curiosità, già presidente della giuria che ha scelto il Marchio Italia) e Roberto Falavolti (Amministratore delegato) non è ancora un dato che abbiamo il piacere di […]

  16. […] (persona dal gusto estetico alquanto discutibile, visto che è stato anche il presidente della giuria che ha scelto il cetriolone). In questo avvicendamento Vigevano-Mancinelli probabilmente non v’è nulla di strano: egli […]

  17. […] Posted Marzo 26, 2007 Franco De Vecchis, di cui abbiamo già parlato in “Il Marcio Italia“, è il progettista grafico che nel 1987 vinse il concorso per il concorso pubblico per il […]

  18. […] frangenti piuttosto improbabili di nascita del logo-cetriolo, vi rimandiamo a questo post di scandaloitaliano. Qui ci limitiamo a ricordare la furente ondata di proteste e irrisioni che […]

  19. visualmotif.it on

    già….concordo
    un conto è un beta test, un conto è metterlo ONLINE, con bug correalti

  20. Tutto merito mio « Magic Italy on

    […] pensato dal governo Prodi e “costato 43 milioni di euro”, oppure il precedente logo, “un cetriolone da 100 mila euro, per nostra fortuna mai utilizzato“. [MVB – […]


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